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Progetto eduzione acque

Miniera di Monteponi: Schema impianto di eduzione del -200 Cenni storici

 

La miniera di Monteponi fa parte del gruppo delle miniere del bacino metallifero dell’iglesiente ubicate nella Sardegna sud-occidentale. Questo per tutto il secolo scorso rappresentò il maggior distretto italiano per il piombo e lo zinco, in cui la coltivazione dei giacimenti fu fortemente condizionata da notevoli venute d’acqua, problema particolarmente sentito a Monteponi il cui giacimento era noto e sfruttato già nell’antichità. Questo giacimento, infatti, era già noto nei suoi affioramenti a Fenici e Cartaginesi, ma la coltivazione sistematica di questi affioramenti filoniani di galena argentifera iniziò nel II secolo a.C. ad opera dei Romani. In questo periodo gli scavi che interessarono le mineralizzazioni colonnari e filoniane di galena argentifera di Monteponi spesso raggiunsero e superarono, in alcuni casi la profondità 10 m.
Ma fu nel XIII secolo con il dominio Pisano che l’attività’ estrattiva venne intensificata e regolamentata con le prime leggi in materia e ben presto molte di queste coltivazioni denominate “fosse” raggiunsero il livello idrostatico naturale di 70 m s.l.m. precludendone la coltivazione a livelli inferiori.
Sotto il dominio Aragonese dal 1324 al 1720 l’attività estrattiva nella Sardegna meridionale segna una progressiva battuta d’arresto che culminerà con la scoperta del continente americano nel 1492 e che distoglierà gli sforzi economici dalle coltivazioni minerarie sarde.
Fu dal 1720 che sotto il governo Sabaudo si ebbe un nuovo impulso sull’attività’ estrattiva sia con gestioni private che con la gestione diretta dello stato.
Ma questi lavori si protrassero per quasi un secolo con scarsi risultati e frammentari lavori che si svolsero a piccole profondità senza mai toccare il livello idrostatico naturale.
Con la determinazione da parte dello stato a ricorrere all’iniziativa privata per riattivare l’industria mineraria e con il costituirsi di società minerarie private, fu sul finire della prima metà dell’ottocento che fiorirono numerose iniziative in campo minerario.
Venne costituita così nel 1846 la società mineraria Montevecchio da parte del sassarese Giovanni Antonio Sanna che ebbe la concessione perpetua per la coltivazione dei giacimenti in questione. Qualche anno dopo nacque la Società Monteponi, costituita nel 1850 a Genova da un gruppo di industriali e commercianti liguri e piemontesi che si aggiudicò per 30 anni il diritto di coltivazione delle <<Miniere Reali di piombo argentifero di Monteponi>>.
Sotto il nuovo impulso i lavori si svilupparono rapidamente e tale fu l’energia data all’impresa che le produzioni di galena in pochi anni venne decuplicata dando lavoro fino a 1500 operai.

I livelli di coltivazione vennero tracciati successivamente alle quote 206, 174, 142, 114, 85 s.l.m.; nel 1863 a partire dalla quota 206, viene iniziato il pozzo principale d’estrazione << Vittorio Emanuele >>; il 6 luglio del 69 veniva inaugurata la prima macchina d’estrazione con la prima discesa della gabbia fino al livello <<Cavour>>
(85 m. s.l.m.) e poco dopo veniva raggiunto con il pozzo il livello di 70 m s.l.m.
Questo era il livello naturale delle acque di origine meteorica che nel sistema dei calcari metalliferi dell’iglesiente, molto porosi e fratturati, si attesta a questa quota essendo contenuto per buona parte del suo perimetro in una conca di scisti e arenarie impermeabili. Inoltre la presenza di numerosi setti stagni, intercalati nella formazione calcarea sia da calcari molto compatti che da inclusioni di scisti e argille impermeabili impedisce alle acque di defluire liberamente verso il mare.
Nel 1870 nel pozzo Vittorio Emanuele venne installata una pompa da 130 cv con portata di 50 l/s che consentì solo un abbassamento locale del livello idrostatico permettendo un ulteriore approfondimento del pozzo, ma i cantieri in coltivazione non poterono scendere sotto tale quota e dovettero arrestarsi in piena mineralizzazione.
Per mantenere la produzione venne intensificata la coltivazione delle colonne più ricche di galena al disopra del livello idrostatico.
Pozzo Vittorio alla fine del 1873 aveva raggiunto la quota di 43 m s.l.m. e fu tentato lo scavo di un livello denominato << Sella >> a quota 44,92 s.l.m. (in onore del grande statista e ingegnere minerario), ma a 20 m di scavo dal pozzo la galleria trovò uno spacco dal quale sgorgava una grossa venuta d’acqua con portata superiore a quella della pompa (21 Marzo1874) .Questo episodio confermò la necessità di dover disporre di mezzi d’eduzione più potenti.

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Allegati


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Immagini


Miniera di Monteponi: impianto di eduzione del -200 (1985-1990) Miniera di Monteponi: Sbocco tubazioni eduzione nella galleria di scolo Pompa impianto eduzione